L’Italia – insieme a Germania e Gran Bretagna – è nel gruppo di testa degli Stati membri UE che hanno concretamente dato seguito agli adempimenti della cosiddetta Direttiva NIS, lo strumento dell’Unione che ha definito le misure necessarie a conseguire un più elevato livello di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi in Europa.
Come richiesto dal provvedimento, le Autorità competenti [1] italiane hanno tempestivamente identificato gli Operatori di servizi essenziali (OSE) per ciascuno dei settori previsti dalla Direttiva (energia, trasporti, bancario, infrastrutture dei mercati finanziari, sanitario, fornitura e distribuzione di acqua potabile e infrastrutture digitali): si tratta di un totale di 465 realtà, tra pubbliche e private. Parallelamente, ci si è attivati anche sulle misure che gli OSE dovranno adottare per la gestione dei rischi e sulle modalità con cui valutarne la compliance: un aspetto, quello di adeguamento alle norme, che fa davvero fare un salto di qualità alla cultura della sicurezza cibernetica.
Quali i prossimi step italiani?
Aicq Nazionale rimanda alla news apparsa sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico: “Cybersecurity: ecco i passi avanti dell’Italia – Identificati gli Operatori di servizi essenziali (OSE) per ciascuno dei settori previsti dalla Direttiva”.