Negli ultimi tempi sono nate startup che puntano a far entrare gli utenti nel grande business dei big data, tramite servizi che remunerano ogni dato ceduto alle piattaforme online. Una sfida ambiziosa che si inquadra nel contesto normativo europeo della privacy, recentemente ridisegnato da un regolamento ad hoc.
Quanto valgono i dati digitali che ogni giorno produciamo mettendo like a un post sui social network, facendo acquisti su un sito di e-commerce o prenotando un volo aereo per le vacanze? E soprattutto, è possibile trarre da questa marea di informazioni cedute un guadagno che vada oltre la gratuità dei servizi digitali? Sono questi gli interrogativi che sempre più spesso attanagliano gli utenti nell’era digitale e a cui non è ancora semplicissimo fornire una risposta. Ultimamente però, e per fortuna, la sensibilità su questi temi è aumentata esponenzialmente. E chissà che oltre a toglierci qualche dubbio su questi temi, il futuro non riesca a redistribuire in modo più equo il reale valore generato dai big data. [Fonte La Repubblica]
Aicq rimanda all’interessante articolo apparso sul portale La Repubblica.
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